Pressione arteriosa, respirazione e ossigeno

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E voi come respirate?

Tra le strategie che ha a disposizione l’organismo per aumentare l’ossigenazione cellulare, c’è anche la possibilità che aumenti la pressione del flusso arterioso per garantire un maggiore afflusso di sangue, ricco di ossigeno, alle cellule. Valori anomali della pressione arteriosa sono un chiaro segnale di una non corretta respirazione: diminuendo il respiro, si aumenta la concentrazione di CO2 nei tessuti, il sangue cede una maggiore quantità di ossigeno e la pressione arteriosa si normalizza.

Nonostante l’aderenza alla terapia farmacologica antipertensiva e al miglioramento dello stile di vita, alcuni pazienti, circa un terzo dei pazienti ipertesi, risultano non responder, ovvero non trovano beneficio da questi trattamenti, pertanto è necessario introdurre delle strategie addizionali, di tipo non farmacologico. Uno di questi è il RESPeRATE, che è un dispositivo che facilita una respirazione lenta e profonda, questo è un meccanismo fisiologico che di per sé contribuisce ad abbassare la pressione arteriosa, aumentando la sensibilità barocettiva. Inizialmente questo dispositivo era utilizzato nel trattamento dello scompenso cardiaco, in un secondo momento se ne è vista l’efficacia per il trattamento dell’ipertensione arteriosa. Lo scompenso cardiaco cronico (CHF) colpisce circa 5 milioni di pazienti nei soli Stati Uniti ed è la causa più diffusa di ospedalizzazione dei pazienti over 65, con oltre 1 milione di ricoveri ogni anno. Il costo totale del trattamento della malattia è stimato a 33 miliardi dollari l’anno. Circa il 91% dei malati di scompenso cardiaco cronico hanno una storia medica che coinvolge l’ipertensione. Lo studio è stato condotto da Inger Ekman, Professore di Medicina all’Istituto di Scienze della Salute e Cura dell’Accademia Sahlgrenska, dell’Università di Gothenburg in Svezia, con l’ausilio del finanziamento della Fondazione svedese cuore-polmone. Si è constatato che dopo 4 settimane in cui venivano effettuate sessioni di trattamento di 20 minuti per due volte al giorno con RESPeRATE, i pazienti, che hanno modificato la respirazione come indicato dal dispositivo, hanno dimostrato una riduzione della gravità di CHF, utilizzando la classificazione del New York Heart Association (NYHA) per misurarla, e della dispnea (mancanza di respiro) che è la ragione principale per la ricerca di cure della popolazione CHF. La riduzione osservata è risultata significativa sia tramite la media assoluta sia in confronto con il gruppo di controllo e/o con i pazienti che non hanno modificato la respirazione come indicato dal dispositivo.
Uno studio pubblicato dall’American Society of Hypertension parla dei meccanismi fisiopatologici alla base dei quali questo metodo effettivamente contribuisce ad abbassare la pressione arteriosa.
Un altro studio pubblicato su International Journal of Cardiology mostra come pazienti affetti da ipertensione arteriosa essenziale e sottoposti a cicli di respirazione controllata a 8 e 16 atti/min mostravano un miglioramento dei valori di pressione arteriosa, un miglioramento nell’indice di funzione ventricolare sinistra e un effetto benefico sulla frequenza cardiaca. Lo squilibrio del sistema nervoso autonomo, con un aumento dell’attività simpatica e una riduzione dell’attività parasimpatica, ha un ruolo importante nell’eziologia dell’ipertensione arteriosa.

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Bibliografia scientifica di seguito: