Lactobacillus helveticus per la pressione alta

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Proteggere la flora batterica per la salute del nostro corpo

Il primo passo per riuscire a gestire la pressione arteriosa è seguire la dieta mediterranea, abolire il sale aggiunto e ridurre le portate. Ci può aiutare anche l’uso di prodotti funzionali come il latte fermentato, ricco di peptidi bioattivi, sostanze naturali che possono favorire il controllo della flora batterica e dell’ipertensione arteriosa, un disturbo che colpisce il 38 per cento della popolazione adulta italiana e addirittura il 50 per cento degli anziani. “Secondo gli studi, i peptidi del latte fermentato con Lactobacillus helveticus LBK-16H”, spiega Carlo Cannella, Ordinario di Scienza dell’Alimentazione presso l’Università di Roma La Sapienza, “agiscono come ACE inibitori naturali”. Le sostanze ‘ACE inibitorie’ inibiscono la formazione di angiotensina II, una sostanza vasocostrittrice che può portare all’aumento della pressione arteriosa. Gli studi finora disponibili sul consumo di questo latte fermentato con Lactobacillus Helveticus, Evolus, mostrano che può contribuire a ridurre i valori pressori se assunto con regolarità per almeno 15 giorni, nel quantitativo di 65 ml al giorno, in un regime dietetico adeguato. Come gli altri alimenti funzionali, questo latte ‘completa’ la dieta dell’iperteso, che deve seguire regole precise. “La prima norma da seguire è quella di controllare l’apporto calorico degli alimenti, che non dovrebbe superare le 1300 calorie al giorno, in funzione dell’attività fisica svolta, per evitare il sovrappeso. La prevalenza di ipertensione aumenta infatti all’aumentare del peso corporeo. Se il 15 per cento delle persone con peso normale soffre di ipertensione, questa percentuale sale al 23% tra le persone leggermente in sovrappeso (BMI 25-27), al 27% in quelle con sovrappeso più grave (BMI 27-30) e addirittura al 42% negli obesi. La riduzione di peso porta all’abbassamento dei valori pressori, con un effetto pari a quello di alcune terapie farmacologiche. Secondo i dati disponibili, basterebbe perdere il 10% del peso per ridurre in modo significativo i valori pressori. Nelle forme di ipertensione lieve (valori uguali o leggermente superiori a 140/90 mmHg) la correzione della dieta potrebbe risultare sufficiente per riportare i livelli pressori nella norma e, nei casi di ipertensione più severa, potrebbe permettere di calibrare la terapia con dosi minori di farmaci.
Anche la scelta degli alimenti è importante. Bisognerebbe consumare 5 porzioni di frutta e ortaggi al giorno, che aiutano a controllare la pressione arteriosa; questi sono alimenti poveri di sodio e ricchi di potassio (intracellulare), una sostanza che aiuta a modulare la pressione arteriosa. Bisogna inoltre evitare alimenti particolarmente ricchi di grassi, sostanze che si distribuiscono nel tessuto adiposo e che possono ostruire i vasi sanguigni. È bene poi evitare il sale (NaCl: cloruro di sodio). Il sodio in eccesso infatti causa un aumento dei fluidi extracellulari nel sangue, fenomeno che può condurre a ipertensione.
Gli alimenti che contengono una flora microbica “probiotica”, cioè favorevole alla vita in quanto producono sostanze protettive per il nostro organismo, vengono detti funzionali. Questi alimenti completano la dieta, potenziandone gli effetti benefici.
Una dieta poco equilibrata, caratterizzata dall’assunzione di alimenti ricorrenti industriali, e dalla rapidità con cui li si assume, è dannosa per l’intestino ed impedisce all’organismo di ottenere il giusto apporto calorico e nutritivo. L’alimentazione scorretta e contaminata è in genere affiancata da uno stile di vita irregolare che altera il ritmo sonno-veglia con inevitabili ripercussioni negative sull’intestino. La disbiosi può essere causata anche dallo stress generato da un’attività lavorativa intensa, dagli impegni pressanti e dalle responsabilità quotidiane. Lo stress professionale lascia ben poco tempo allo svolgimento di attività fisica e ciò crea una condizione di affaticamento e nervosismo nell’organismo e possono danneggiare la flora batterica.
Le conseguenze per la flora batterica intestinale sono nocive in quanto perde il proprio ruolo di barriera protettiva dell’organismo facendo aumentare il rischio di proliferazione di funghi (candida, ecc.)e di agenti patogeni nell’intestino e rendendo il fisico più vulnerabile.

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Bibliografia scientifica di seguito: