Controllare la diastolica per prevenire
Uno studio ha stimato che negli Stati Uniti circa 36 milioni di soggetti avevano una pressione arteriosa uguale o superiore a 140/90 mmHg; di questi, circa 19 milioni di soggetti ipertesi avevano un’età uguale o superiore a 60 anni. Da segnalare come negli ultimi 10 anni, nonostante tutte le campagne di informazione realizzate, l’incidenza di ipertensione arteriosa sia rimasta sostanzialmente invariata e come peggiori esponenzialmente con l’avanzare dell’età.
L’ipertensione causa un sovraccarico di pressione del ventricolo sinistro (VS) al quale il miocardio risponde, come tutti i muscoli sottoposti ad uno sforzo ripetuto, con lo sviluppo di ipertrofia. In effetti, la misura della massa ventricolare sinistra si è dimostrata il miglior stratificatore prognostico, nettamente superiore alla stessa misurazione della pressione arteriosa.
A conferma dell’importanza dell’ipertrofia ventricolare sinistra come predittore indipendente di rischio cardiovascolare, i dati dello studio LIFE 3 hanno recentemente dimostrato che, in un campione di ipertesi con segni elettrocardiografici di ipertrofia ventricolare sinistra, il trattamento con un antagonista dei recettori dell’angiotensina II si associa ad una maggiore riduzione della mortalità e morbilità rispetto a soggetti trattati con β-bloccante, nonostante una sovrapponibile riduzione dei valori di pressione arteriosa; la riduzione degli eventi si associava inoltre ad una riduzione dei segni elettrocardiografici di ipertrofia ventricolare sinistra, ottenuta più frequentemente con l’antagonista dei recettori dell’angiotensina II. Parallelamente al rimodellamento ventricolare sinistro, l’ipertensione arteriosa si associa anche ad un rimodellamento dei vasi arteriosi, in particolare all’incremento dello spessore medio-intimale ed un aumento della rigidità della parete. Inoltre, l’ l’ipertensione arteriosa si associa ad un incremento della prevalenza di placche aterosclerotiche in vari distretti arteriosi. Poiché i soggetti ipertesi con ipertrofia ventricolare sinistra hanno una prevalenza di placche aterosclerotiche carotidee superiore ai soggetti ipertesi senza ipertrofia ventricolare sinistra, questo dato ci fornisce una possibile spiegazione del perché i soggetti ipertesi con ipertrofia ventricolare sinistra hanno una maggiore incidenza di ictus ed eventi ischemici cerebrali transitori, rispetto agli ipertesi senza ipertrofia ventricolare sinistra.
Diversi meccanismi contribuiscono a spiegare l’aumento di frequenza dello scompenso cardiaco con l’invecchiamento. Con l’avanzare dell’età, infatti, aumenta la prevalenza di numerose malattie cardiovascolari (cardiopatia ischemica, ipertensione arteriosa e valvulopatie) che favoriscono lo sviluppo di SC.
L’incidenza e la prevalenza dello scompenso cardiaco sono significativamente maggiori nei soggetti in età geriatrica ed il costante invecchiamento della popolazione fa prevedere un significativo incremento di nuovi casi di scompenso cardiaco nel prossimo futuro. Nella popolazione generale, la cardiopatia ischemica e l’ipertensione arteriosa sono le cause principali di scompenso cardiaco. Tuttavia, mentre lo scompenso determinato dalla cardiopatia ischemica è, di massima, associato a disfunzione prevalentemente sistolica, l’ipertensione arteriosa, specialmente nei soggetti più anziani, si associa alla presenza di scompenso cardiaco prevalentemente diastolico – meglio definito come scompenso cardiaco con funzione sistolica ventricolare sinistra conservata.
Monitora la tua pressione con l’aiuto di AMICOMED
Bibliografia scientifica di seguito:
- Dall’ipertensione allo scompenso cardiaco attraverso la disfunzione diastolica: il percorso “preferito dal paziente anziano” (G GERONTOL 2005;53:241-247) http://www.sigg.it/public/doc/GIORNALEART/601.pdf?r=0,8663386
- A multicenter, randomized, trial comparing urapidil and nitroglycerin in multifactor heart failure in the elderly. (Am J Med Sci. 2015 Aug;350(2):109-15) http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26164864