Ipertesi attenti al mal di montagna

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Non è detto che il mal di montagna si verifichi per forza in tutti coloro che salgono oltre i 3000 metri.
Non c’è nessuna predisposizione genetica, nessuna differenza di sesso (colpisce in egual modo maschi e femmine) e non vi è nemmeno un’età precisa oltre la quale il rischio di sviluppare i sintomi aumenta.
Di solito sono proprio i soggetti giovani, e magari allenati, a patirlo più sovente in quanto, sentendosi in forma, salgono in quota più velocemente e con maggior spregiudicatezza!

Il male si può manifestare con sintomi fastidiosi e leggeri (mal di testa, vertigini, sensazione di testa vuota, nausea, vomito, spossatezza, tachicardia, inappetenza) fino a sintomi più gravi per lo più in soggetti anziani, broncopneumopatici o cardiopatici (delirio, fatica a respirare, sensazione di fame d’aria per sforzi minimo o a riposo, edema polmonare acuto, edema cerebrale, tachiaritmie e anche infarto).

Cause del mal di montagna

La causa principale è il mancato adattamento del nostro corpo a respirare l’aria rarefatta dell’alta montagna. A livello del mare e fin sotto i 1000 metri la percentuale di ossigeno dell’atmosfera è del 21% ed il nostro corpo è abituato fin dalla nascita a vivere in un ambiente con questo quantitativo di ossigeno.
Se facciamo uno sforzo o una corsa, ci manca il respiro e il cervello fa aumentare la frequenza respiratoria per immagazzinare più ossigeno. Il cuore pompa più velocemente il sangue ossigenato dai polmoni ai muscoli e al cervello finché l’affanno non si risolve. Ma a 3500 metri, la percentuale di ossigeno nell’aria è meno del 16%!
Basta già solo un minimo sforzo, se non ci si è ben “acclimatati” prima, perché il nostro copro inizi ad avvertire l’affanno. Ma l’aumento degli atti respiratori e della profondità del respiro non bastano ad immagazzinare ossigeno sufficiente. Il cuore, per quanto si sforzi ad accelerare il ritmo, non riesce a trasportare il sangue (meno ossigenato) ai muscoli e al cervello. Ad ogni sforzo perciò, segue un affanno di durata e intensità maggiore che a livello del mare.
Ed è proprio il minor apporto di ossigeno al cervello e agli altri organi vitali responsabile dei sintomi del mal di montagna.

Prevenire il mal di montagna: l’adattamento

La regola è semplice: per raggiungere certe altitudini senza sviluppare sintomi bisogna salire gradatamente.
Per evitare l’insorgenza del mal di montagna, basterebbe pianificare un itinerario che permetta un graduale adattamento all’altitudine, in modo da poter sempre scendere ad un’altitudine inferiore qualora i sintomi diventino difficilmente sopportabili o gravi.

L’adattamento è il processo che permette all’organismo di mettere in atto quei meccanismi di compenso per poter funzionare correttamente in un ambiente povero di ossigeno quale quello dell’alta montagna.
Il corpo umano in buona salute impiega da uno a tre giorni per adattarsi ad una determinata condizione ambientale, ma attenzione.

Vi ricordiamo di prestare molta attenzione.

Per le persone con ipertensione lieve-moderata, anche se non c’è una controindicazione assoluta ai 3000 metri, devono comunque essere molto cauti nel raggiungerli o comunque è sconsigliabile che proseguano all’avvertenza dei primi sintomi.

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Bibliografia scientifica di seguito: