Ipertensione: un rischio cardiovascolare

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La pressione sistolica (massima) sopra i 150 mmHg aumenta il rischio cardiovascolare di infarto e ictus ed altri eventi anche fatali. Se la pressione sale, inoltre, la terapia dovrebbe essere intensificata al massimo entro un mese e mezzo circa. Lo afferma uno studio sul British Medical Journal.

Uno studio retrospettivo su più di 88mila adulti che soffrono di ipertensione, dimostra che avere una pressione sistolica (massima) al di sopra dei 150 mmHg è un fattore che aumenta il rischio cardiovascolare che avvengano eventi potenzialmente fatali, tra cui infarto ed ictus. Lo studio, condotto dal Brigham and Women’s Hospital – BWH (Boston, Stati Uniti)pubblicato sul British Medical Journal, ha esaminato anche i pazienti con pressione sanguigna sistolica compresa tra i 130 e i 150 mmHg, per capire qual è l’impatto del trattamento farmacologico sul rischio di avere un infarto o un ictus. Lo studio ha preso in considerazione 88.756 pazienti adulti ipertesi che hanno ricevuto assistenza primaria tra il 1986 e il 2010 nel Regno Unito.
Oltre alla pressione sistolica superiore ai 150 mmHg, i ricercatori hanno individuato altri due fattori collegati ad un maggior rischio di decesso per evento cardiovascolare (infarto, ictus o altro): si tratta del ritardo nel trattamento o nell’intensificazione della terapia e nella rivalutazione (follow-up) del caso del paziente.
“Abbiamo voluto raccogliere un numero maggiore di prove per capire meglio in che modo i ritardi nel trattamento della pressione sanguigna elevata possano influenzare il verificarsi di questi eventi cardiovascolari”,  ha affermato Alexander Turchin, senior author, MD, MS, medico e ricercatore presso la Divisione di Endocrinologia al BWH e direttore di Informatica clinica all’Harvard Clinical Research Institute.
Nel caso in cui la pressione sanguigna del paziente abbia avuto un aumento, ritardare di più di circa un mese e mezzo l’intensificazione del dosaggio farmacologico o l’aggiunta di nuovi medicinali è un fattore che può contribuire a far crescere il rischio di eventi anche fatali; lo stesso vale se si ritarda di più di 3 mesi la rivalutazione (follow-up) dei livelli della pressione sanguigna dopo l’intensificazione del trattamento farmacologico.
La pressione arteriosa alta è curabile”, prosegue Turchin. “Il trattamento medico giusto può ridurre il rischio individuale. Ma abbiamo bisogno di conoscere la pressione sanguigna ottimale, il momento più opportuno per intensificare il trattamento e per rivalutare il paziente. La nostra ricerca evidenzia l’importanza di evitare ritardi nel trattamento e di fissare appuntamenti di follow-up per i pazienti con ipertensione”.

Monitorare costantemente l’andamento della tua pressione arteriosa, ti aiuta a gestirla nel modo più corretto diminuendo il rischio cardiovascolare.

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