Negli ultimi anni si è assistito ad un aumento esponenziale delle malattie cronico degenerative soprattutto cardiovascolari, respiratorie e metaboliche.
L’introduzione di terapie farmacologiche sempre più efficaci e di tecniche chirurgiche/interventistiche sempre più sofisticate hanno ridotto la mortalità per cause cardiovascolari aumentando l’aspettativa di vita. L’esposizione a vari fattori di rischio come l’alimentazione scorretta con conseguente insorgenza di obesità e dislipidemie, tipo di vita stressante con scarsa attività fisica, il fumo, l’esposizione ad agenti inquinanti, hanno contribuito però ad aumentare l’insorgenza delle cardiopatie cronico degenerative. In questo ambito le pratiche riabilitative, intendendo per riabilitazione l’insieme dei trattamenti e degli interventi finalizzati al miglioramento o alla stabilizzazione delle patologie cronico degenerative, assumono sempre più un ruolo attuale. È dimostrato che i programmi di riabilitazione riducono le fasi di riacutizzazione, migliorano i sintomi e la qualità della vita. Nell’ambito cardiologico non solo le patologie croniche come l’ipertensione arteriosa ma anche le malattie acute e gli interventi invasivi ( infarto, scompenso riacutizzato , by pass) nella fase post acuzie, determinano una ridotta tolleranza allo sforzo, e talora la presenza , o anche solo la paura di sintomi come l’affanno e l’angina possono determinare un ulteriore sorta di danneggiamento secondario dovute ad una sofferenza psicologica e in alcuni casi anche insorgenza di depressione.
Un tempo il medico era abbastanza restio nei confronti di malati di questo tipo rispetto ad un soggiorno montano, concedendo ben poco alla attività fisica. In campo medico non si conosceva molto a tal proposito e perciò veniva sconsigliato ai pazienti un soggiorno in montagna a media-alta quota, specie per quanto riguarda l’attività fisica.
Ora si è scoperto che in talune situazioni la montagna può essere salutare o addirittura indicata. Per certi versi si tratta della caduta di un tabù che in passato condizionava molto la vita del cardiopatico.
La montagna può far bene al corpo e alla mente ed essere interpretata come una terapia. Con il termine “Montagna Terapia” si indica un approccio metodologico riabilitativo, socio-educativo e terapeutico effettuato dal personale medico e paramedico, localizzato in ambiente montano. Queste realtà sono nate in Francia, si sono poi espanse nei vari Paesi tra cui l’Italia, dove questa attività è coadiuvata dalla presenza delle guide e degli esperti del CAI, figure indispensabili per l’approccio, in sicurezza.
Ricordiamo che l’iperteso può frequentare la montagna fino a 3000 metri solo se in terapia ed in uno buon stato di compenso. Oltre i 3000 metri ogni singolo caso deve essere discusso con il medico di fiducia, inoltre salendo in quota anche la terapia antipertensiva può subire modificazioni, dal momento che la risposta dell’organismo allo stress della quota, allo stress fisico e talvolta emotivo, e al freddo portano ad un incremento della pressione arteriosa. Invece controindicazioni cardiovascolari assolute alle medie quote (1800-3000 metri) sono: infarto miocardio recente, angina instabile, scompenso cardiaco congestizio, gravi valvulopatie, aritmie ventricolari di grado elevato, cardiopatie congenite cianogene o con ipertensione polmonare, arteriopatie periferiche sintomatiche, ipertensione arteriosa grave o non ben controllata.
La Montagna terapia è nata proprio con lo scopo di permettere alle persone affette da vari tipi di cardiopatie, anche pazienti sottoposti a interventi cardiochirurgici, non solo di routine, ma anche trapianto cardiaco, di poter godere dell’effetto benefico della montagna senza correre rischi.
Con la montagna terapia ora la montagna è alla portata di tutti!
Bibliografia scientifica di seguito:
- Relevance of cognition to health-related quality of life in good-outcome surviors of out-of-hospital cardiac arrest. (J Rehabil Med. 2015 Jul 16)
http://www.medicaljournals.se/jrm/content/?doi=10.2340/16501977-1998&html=1 - Exercise-based rehabilitation for heart failure (Cochrane Database Syst Rev. 2014 Apr 27;4:CD003331. doi: 10.1002/14651858.CD003331.pub4)ABSTRACT
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24771460